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Con l’avvicinarsi del Natale si potenzia l’impegno della Caritas Diocesana e delle rete della Caritas Parrocchiali a favore della famiglie in difficoltà sociale e/o economica. Grazie alle risorse del progetto “Domus 2” finanziato dai fondi 8xMille, la Caritas Diocesana ha avviato la distribuzione di 1.500 litri di olio di oliva e 86 kg di tonno alla rete delle 22 Caritas Parrocchiali attive nel territorio diocesano. Alimenti che saranno consegnati alle famiglie che ogni mese vengono aiutate con il pacco viveri, a cui in questo periodo saranno aggiunti dolci e pacchi regalo come sempre preparati dai tanti volontari che con impegno e dedizione offrono il loro tempo all’aiuto del prossimo. Al 31 agosto di quest’anno, i pacchi alimentari distribuiti sono stati 9.655, con una media di oltre 800 ogni mese. Il pacco viveri è gesto concreto di aiuto, segno della relazione e della vicinanza alle famiglie in difficoltà, per affrontare insieme la situazione di crisi aggravata dall’emergenza sanitaria. Puoi sostenere l’attività delle mense Caritas e delle Caritas Parrocchiali donando alimenti o con un contributo economico sul c/c IT 50 K 06150 69450 CC0011007099.
Continua il percorso dell’Avvento, quest’anno dal titolo ???????????? ???????? ????̀ ???????????????????? ???????????? ???????? ????????????. Domenica 12 dicembre è la Domenica della Carità. Una domenica di sensibilizzazione e di stimolo per le nostre comunità su questo tema. Nello stesso giorno, alle 15:30, si terrà un incontro di riflessione e di formazione guidato dal nostro Arcivescovo. Pubblichiamo la lettera per l’Avvento della Caritas Diocesana.
Il quarto appuntamento del corso dell’Ufficio della Pastorale della salute si è intitolato:“Relazioni di prossimità alla ‘sera della vita’”. Ci si è voluto immergere in questo tema così attuale e pieno di domande con la conoscenza delle attività sul campo: gli Hospice. La prima relazione è quella della dott.ssa Barbara Esperide, psicologa e psicoterapeuta dell’Area Vasta 4 Ospedale Civile di Fermo e dell’Hospice di Montegranaro. La dottoressa spiega subito che l’Hospice offre un servizio di assistenza per il malato nella fase finale della malattia, che spesso viene trattato con delle cure palliative. Il termine “palliativo” deriva da “Pallio”, ovvero mantello, ed è un termine ripreso dalla storia di S. Martino, che dona il suo mantello al mendicante povero e infreddolito. Lo scopo di queste cure è quella di garantire una fine dignitosa e più serena possibile. Oltre agli operatori sanitari e agli psicologi, in questa attività è fondamentale la figura del volontario, che si integra completamente con l’equipe dell’Hospice e dona vicinanza e amore al malato. L’intervento della dottoressa è rivolto in particolare a queste figure, che devono conoscere due parole fondamentali: “relazione” e “aiuto”. Per spiegare in modo chiaro il significato di questi due termini, la dottoressa offre una lezione di storia della medicina e in particolare si sofferma sul passaggio dal “to cure” al “to care”, dal curare al prendersi cura. Da questo passaggio nasce un nuovo approccio biologico sociale e psicologico della malattia. La relazione di aiuto consiste nel rapporto tra due persone che si incontrano; una vive una condizione di bisogno e sofferenza, l’altra non è direttamente coinvolta sul piano emotivo e personale con la prima persona, ma è disposta a un’interazione empatica di aiuto. Quello che fa il volontario è sedersi accanto a questa persona, senza sentirsi in una posizione di superiorità. Inoltre, è molto importante che la persona che aiuta possieda empatia ma anche competenze tecniche utili ad affrontare il problema. L’operatore prima di prendersi cura dell’altro deve fare attenzione a ciò che sente dentro di sé: se non si è in pace con sé stessi non si può aiutare. Le tre caratteristiche fondamentali per l’operatore impegnato nell’hospice sono: empatia (comprensione dell’altro), considerazione positiva (interesse vivo verso il paziente), accettazione incondizionata (atteggiamento verso il paziente privo di qualsiasi giudizio). L’operatore si trova in difficoltà soprattutto nell’affrontare il silenzio del paziente, ovvero quando il malato si chiude e non parla. In questa situazione, l’operatore deve rispettare le pause del paziente e cercare di rompere il silenzio in maniera delicata e rispettosa. Bisogna ricordare che l’operatore-volontario è chiamato ad offrire sostegno anche ai familiari, che hanno bisogno di essere supportati in questo percorso del malato. Nella seconda parte dell’incontro, l’Associazione “L’Abbraccio” racconta la sua esperienza all’Hospice “La farfalla” di Montegranaro. L’associazione nasce nel 2012 e prima del Covid era composta da più di 100 persone, tra soci e volontari. La mission dell’associazione è sintetizzata nella frase “compagni di viaggio anche quando la strada è difficile”. I volontari sono formati da una psicologa, che ha anche il compito di valutare le domande di coinvolgimento da parte di nuovi volontari. Luciano, volontario dell’associazione, racconta: “Io sono entrato in associazione proprio all’inizio dell’attività e sin da subito ci siamo messi a cercare più partecipanti possibili al corso di formazione per volontari. Anche io ho seguito il corso ed è stato per me fondamentale per una crescita personale, non solo per diventare volontario”. Luciano racconta anche delle “curiosità” sull’Hospice, che prevede la presenza di operatori Shatzu e di esperti di musicoterapia, oltre al servizio di Pet Therapy. Nelle stanze dell’Hospice è possibile ospitare un familiare che può rimanere h24 accanto al malato. L’associazione svolge anche un ruolo “educativo e culturale” su un tema, ancora poco conosciuto. Ha favorito infatti la pubblicazione di due libri. Il primo racconta la storia di una paziente particolare con un grave handicap, ma con una profonda voglia di raccontarsi e ha deciso di lasciare in questo libro una testimonianza della sua vita. Il second, invece, raccoglie le esperienze di 37 volontari all’Hospice. Il momento più toccante della testimonianza si è raggiunto con la visione del video “Controvento” e con la lettura di una delle esperienze dei volontari. Per tutti i partecipanti all’incontro, è impossibile rimanere indifferenti davanti alla sensibilità dei volontari che si trovano a stretto contatto con la morte, ed è spontaneo riconoscere l’importanza del loro impegno o e della loro incredibile empatia, allegria e forza. Anche don Sebastiano sottolinea l’importanza dell’attività dell’associazione e durante il suo intervento di chiusura ricorda ai partecipanti che il prossimo appuntamento con la Pastorale della Salute sarà il 4 dicembre con il convegno diocesano intitolato “Sguardi sul fine-vita: etiche e medicina in dialogo”. Il convegno, a cui siamo tutti invitati, si terrà dalle 10 alle 12.30 all’Auditorium don Armando Marziali di Villa Nazareth a Fermo.
Si è svolta la study visit da parte degli operatori e volontari della Caritas Diocesana di Fermo e della cooperativa sociale Tarassaco alla Caritas di Firenze per conoscere ed approfondire le attività e le progettazioni avviate dalla Fondazione Solidarietà Caritas onlus di Firenze. Il progetto ha posto particolare attenzione a seguenti servizi: – accoglienza residenziale per persone le persone sottoposte a misure alternative al carcere – sportelli informativi e di orientamento – tutoraggio e servizi educativi per favorire il percorso di re-inserimento sociale e lavorativo generativo, che supera l’assistenzialismo. La visita sul campo ha permesso di conoscere sia le attività, sia il contesto operativo. Un’esperienza molto importante per rafforzare le competenze e riflettere anche su nuove progettualità per consentire alle persone più svantaggiate di raggiungere l’autosufficienza e ri-costruire la propria vita. L’iniziativa rientra nelle delle attività del progetto OLTRE LA PENA, finanziato da Caritas Italiana attraverso i fondi 8xmille. Per l’equipe della Caritas Diocesana di Fermo è stata un’opportunità in cui si è avuto modo di approfondire questioni specifiche che riguardano un tema complesso e delicato. La Caritas Diocesana è fortemente impegnata nei percorsi di messa alla prova e nei lavori di Pubblica Utilità e collabora ormai da anni con il Tribunale di Fermo, il Tribunale di Macerata, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Macerata ed il Carcere di Fermo. Grazie alla formazione e alla scambio di esperienze che la Caritas Italiana e la rete sul territorio può assicurare, continuerà questo impegno, anche con il ruolo di animazione territoriale e di sensibilizzazione in particolare verso i giovani, in un contesto di grandi cambiamenti che vede un forte aumento dei reati e dei procedimenti penali. Per info: Segreteria Caritas Diocesana di Fermo – info@caritasdiocesifermo.it – www.caritasdiocesifermo.it
L’Ufficio Pastorale della salute, vita e bioetica organizza un corso introduttivo sulla pastorale della salute, “Vite intrecciate: cura, prossimità, responsabilità nel mondo della sofferenza e della cura“, rivolto a tutti coloro che intendono migliorare ed approfondire il proprio servizio nel mondo della sofferenza e della cura, in particolare a cappellani, diaconi, ministri della comunione, componenti dei consigli pastorali, operatori della sanità, volontari di associazioni socio-sanitarie. Dopo aver parlato di Alzheimer e delle problematiche degli anziani, nel terzo incontro è stato affrontato il tema, sempre più vasto, delle dipendenze. “Purtroppo, tutti noi abbiamo avuto un esperienza con la dipendenza, che sia direttamente o indirettamente, magari un nostro amico o qualche persona che conosciamo.”, esordisce Sergio Ardito, medico neurologo in pensione, che collabora con l’Ufficio della Pastorale della Salute. Dopo aver sottolineato l’estrema importanza dell’affrontare tale discorso,ha presentato il relatore di questo incontro, il dottor Mario De Rosa, psichiatra e Direttore del Servizio Dipendenze patologiche Area Vasta 3. Introducendo l’argomento, il dott. De Rosa ha precisato che ha iniziato a lavorare in un servizio per le tossicodipendenze in Ancona nei primi anni 90: a quell’epoca se si parlava di tossicodipendenza si faceva riferimento soprattutto all’eroina. I tossicodipendenti erano considerati come viziati e delinquenti, non come malati, e si pensava che la comunità terapeutica fosse l’unica soluzione. Successivamente si è iniziato ad affrontare il tema considerando non “la dipendenza” , ma la persona malata; cioè l’uomo. Poi tempi sono cambiati: se prima la tossicodipendenza era strettamente connessa all’uso di eroina, oggi predomina la cocaina e altre sostanze “chimiche”. L’eroina rientra in un altro tempo, un tempo di trasgressione, in cui c’era la necessità di sedare il dolore, soprattutto causato da una ribellione contro i genitori. Ora la situazione è cambiata: la società segue un modello narcisistico e la sostanza viene usata anche per ottenere una maggiore prestazione, per essere al 100% delle nostre capacità. Se l’eroina escludeva dalla società e l’eroinomane viveva nel suo gruppo ristretto, il cocainomane invece vive nella società e usa la droga per sentirsi speciale, migliorare le sue prestazioni e superare paure e limiti. Il mercato delle droghe è facile da raggiungere anche attraverso internet: sul web si possono trovare almeno 600/700 sostanze diverse, facilmente acquistabili online senza avere la percezione della dipendenza. Ma non solo la droga, il dottore ha spiegato che ci sono diverse dipendenze, dall’uso dell’alcool alle nuove come quelle legate al narcisismo ed individualismo: dipendenze nello sport e nello shopping. In realtà, sono tutte sono uguali: qualsiasi dipendenza stimola il sistema limbico, la zona del piacere. Ma il picco del piacere finisce molto presto e spesso è difficile replicarlo. Ecco che le persone dipendenti tendono a volere sempre di più, finendo per condurre una vita totalmente sregolata. Quello che il dottore spera di far capire ai pazienti è che il piacere assoluto e perenne non esiste e di sicuro non si trova in una vita senza ordine. Ma oltre al piacere, oggi le sostanze sostituiscono spesso un’affettività e dei legami che sembrano svaniti nella società odierna. Inoltre, nella nostra società non c’è una casta che viene colpita di più, la tossicodipendenza esiste in ogni campo. “Prima si trattava di un problema di qualche ‘sfigato’, ora il tossicodipendente può essere un professionista, oppure il figlio di qualche autorità” conclude il dottore. L’incontro entra nel vivo con una testimonianza quella di Claudio, operatore della Cooperativa Sociale “Il Nodo” di Civitanova Marche. Dopo 25 anni di esperienza, Claudio crede che i soggetti più labili e deboli siano quelli che non hanno un’affettività stabile e mancanza di stima di sé. La Cooperativa “Il Nodo” esiste dagli anni 80, e rappresenta il precursore della cura di disabili, tossicodipendenti (o ex tossicodipendenti) e malati mentali. L’interventodi Claudio è pieno di speranza, ma non evita di mettere la platea di fronte a una dura verità: purtroppo, solo 24 persone su 200 incontrate in questi anni nella cooperativa hanno avuto la forza di ricominciare da capo e di riprendere in mano la propria vita in totale autonomia. “La sede della Caritas Diocesana ha ospitato un incontro importate per conoscere situazioni di malattia e nuove povertà spesso nascoste ma presenti nella società. Questo percorso promosso dall’Ufficio della Pastorale della Salute è un’importante occasione di ascolto e di riflessione.” Afferma. Gli appuntamenti del percorso “Vite intrecciate: cura, prossimità, responsabilità nel mondo della sofferenza e della cura” non finiscono qui: il prossimo incontro da titolo Relazioni di prossimità alla “sera della vita” si terrà sabato 27 Novembre 2021 dalle 15.00 alle 17.00, mentre sabato 4 dicembre dalle 9.30 alle 12.00 si terrà il Convegno Diocesano dal titolo “Sguardi sul fine-vita: etiche e medicina in dialogo”.
Anche la Caritas Diocesana di Fermo aderisce al progetto Golden Links: un esempio virtuoso di economia sostenibile. Distribuiti abiti e scarpe alle famiglie e persone in situazione di difficoltà. Il progetto Golden Links nasce a Torino per merito del Comitato Promotore S-nodi e Caritas Torino e il sostegno di INTESA SAN PAOLO. Quest’anno, dopo una prima sperimentazione che negli anni precedenti aveva riguardato poche regioni, l’iniziativa è stata estesa e proprio per questo la Caritas Diocesana di Fermo si è subito attivata per collaborare a questo importante progetto che coniuga la solidarietà con processi economici sostenibili. Nel mese di ottobre e novembre, la Caritas Diocesana e la rete delle Caritas parrocchiali della Diocesi di Fermo hanno potuto distribuire scarpe, capi di abbigliamento e indumenti di intimo nuovi alle famiglie e persone in situazione di difficoltà del territorio. Si tratta di prodotti che sono stati donati dalle aziende che aderiscono al progetto sperimentando così un modello produttivo che evita lo spreco facendo leva sul riuso e sulla responsabilità sociale di impresa.
Il report Povertà della Caritas Diocesana di Fermo, evidenzia le difficoltà e le nuove povertà del territorio, ma anche una Chiesa viva. Il report Povertà 2020 della Caritas Diocesana parte dall’analisi dei dati della rete dei Centri di Ascolto Caritas Parrocchiali che sono le sentinelle nel territorio e sono il primo e più importante strumento di vicinanza e di prossimità alle persone in difficoltà e disagio. I dati che sono elaborati grazie all’Osservatorio Povertà e Risorse (che elabora i dati del sistema OspoWeb e i dati dall’osservazione sul campo) evidenzia la presenza di nuovi bisogni e nuove povertà che coinvolgono molte famiglie del nostro territorio. Nel 2020 la Caritas ha registrato un forte aumento delle povertà (sia della povertà economica sia delle nuove povertà) a causa dell’emergenza sanitaria; accanto ai dati, il report permette di conoscere anche le nuove povertà e i numerosi ambiti di intervento della Diocesi. L’impegno della Caritas -come prevede il suo statuto- è diretto ad offrire un aiuto concreto di risposta alle esigenze delle persone e famiglie in difficoltà, ma anche ad intervenire nelle cause della povertà e si impegna nel sostenere ed accompagnare la persona per superare la situazioni di disagio. La rete Caritas, grazie all’impegno di tanti volontari, ha realizzato 13.587 interventi di aiuto, che riguardano principalmente la distribuzione di pacchi viveri (11.100), colloqui di ascolto (645), distribuzione del vestiario e igiene personale (702), interventi economi per affitto e pagamento di bollette e/o piccole spese (618). Le persone che nel 2020 si sono rivolte alla Caritas sono state in totale 1.812. Le Caritas parrocchiali dove c’è stato maggior richieste sono state quelle di Civitanova Marche (565), di Fermo insieme a CdA Diocesano e Caritas Santa Petronilla (276), di Caritas di San Tommaso Lido Tre Archi (155) e di Porto San Giorgio (107). Questi dati evidenziano le conseguenze della pandemia anche perché tutti i n.23 Centri di Ascolto evidenziano un forte aumento delle richieste di aiuto e degli interventi erogati. Da segnalare come l’incremento riguarda in particolare la zona costiera ma aumenti si son registrati anche nella zona pedemontana e nella zona montana che risente ancora delle conseguenze del terremoto (in parte attenuate dagli interventi economici destinati alle famiglie fuori case e sospensione temporanea del pagamento delle utenze). “La povertà non è solo economica spesso causata dalla mancanza di reddito o di lavoro: è isolamento, solitudine, fragilità, paura del futuro, precarietà lavorativa.” afferma Barbara Moschettoni neo-direttore della Caritas diocesana. “Il Report che presentiamo è stato redatto avendo negli occhi le conseguenze della pandemia e della crisi che colpisce ancora il distretto calzaturiero e la situazioni di disoccupazione. Si evidenziano le situazioni difficili e complesse del territorio, dei disoccupati, soprattutto quelli ultra-quarantenni privati della dignità di lavoratori, delle donne schiacciate tra le difficoltà occupazionali, frammentazione dei legali familiari e sociali, disagio abitativo legato al mercato degli affitti ormai squilibrato ed inadeguato, le povertà educativa e l’invecchiamento della popolazione con nuove fragilità che emergono. Quanto osservato e rilevato – conclude Barbara Moschettoni – è messo a disposizione della comunità cristiana per l’animazione al suo interno e verso la società civile.” Il report evidenzia dati ma racconta anche i volti delle persone aiutate e, soprattutto, accanto alle difficoltà racconta anche esperienze positive che la comunità esprime. Proprio la pandemia ha fatto emergere nuovi bisogni ma anche evidenziato la capacità di reagire, l’impegno di tanti volontari che hanno permesso di non sospendere i servizi, la collaborazione in rete tra associazioni e con gli Enti Pubblici, in particolare con i Comuni e con i Servizi Territoriali. Nel report di quest’anno vengono presentati in anche i numerosi progetti realizzati con i fondi del’8xmille destinati alla carità, con i dati quantitativi, grafici e con brevi testimonianze da parte delle persone aiutate per favorire la conoscenza delle attività Per la Caritas un ambito di intervento molto importante rimane quello legato al disagio economico ed in particolare aldisagio abitativo e alla povertà estrema. Le persone senza fissa dimora non sono molte nel nostro territorio e nella maggior parte dei casi si riesce ad intervenire per superare l’emergenza. Si tratta è un tema molto complesso sia per le problematiche legate alla normativa e difficoltà del mercato immobiliare sia per le problematiche sanitarie. Un ambito che vede impegnata la Caritas in collaborazione con la Fondazione Caritas in veritate (con due poli principali di intervento a Civitanova a Fermo) con la presenza di mense, dormitori ed appartamenti che sono dedicati ad intervenire sia nella fase dell’emergenza sia per il re-inserimento e il percorso verso l’autonomia. Un sistema che vede la Caritas impegnata insieme alla parrocchie e alla collaborazione con gli Enti Pubblici. Il rapporto evidenzia l’attenzione per la disoccupazione presentando le attività dedicate al mondo del lavoro, con le attività dello sportello lavoro e gli inserimenti lavorativi realizzati attraverso il progetto Plus con l’attivazione di tirocini formativi accanto all’orientamento e il supporto per cogliere le opportunità del mercato del lavoro. Si tratta di un progetto particolarmente importante sia per il tema che affronta sia il modello operativo che valorizzare la collaborazione in rete e l’impegno di Enti Pubblici, aziende e cooperative social. ll progetto (che è sviluppato dalla Caritas Diocesana in collaborazione con l‘Equipe di Policoro e la cooperativa sociale Tarassaco) ha permesso di raggiungere risultati molto positivi ed ha permesso di accompagnare adulti e giovani disoccupati e spesso demotivati e disorientati (anche a causa delle conseguenze della pandemia), stimolando la responsabilizzazione e l’impegno attivo. Da sottolineare come il progetto PLUS ha offerto supporto tantissimi giovani ed adulti, anche nella fase del lockdown avendo avuto la capacità di rimodulare le attività tradizionali realizzando anche nuove modalità di azione con gli strumenti digitali e le nuove forme di comunicazione, che si sono sviluppate. E’ un esempio della capacità di essere vicini alle persone rimodulando le attività e di guardare anche nuovi bisogni e nuove povertà della comunità. La pandemia, come ricordato, ha evidenziato povertà e bisogni già conosciuti ma anche fatto emergere nuove povertà, tra cui ricordiamo il disagio dei giovani. La Diocesi di Fermo nel 2020 anche confermato […]
Al via il progetto “Generazioni Riconnesse“, diretto a promuovere il benessere degli anziani attraverso la sperimentazione di attività che favoriscono l’invecchiamento attivo. Il progetto è promosso dalle Acli Provinciali di Fermo con la collaborazione dell’Ufficio Pastorale Sociale e Lavoro della Diocesi di Fermo, la Caritas Diocesana, l’Associazione di volontariato La Liberata, insieme all’ Ass.ne di volontariato GTC. “Generazioni riconnesse” è finanziato dal bando “MARCHE_ACTIVE@NET AL TEMPO DEL SISMA” per proposte progettuali sperimentali a sostegno dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale, realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia. Nel mese di ottobre sono previsti incontri formativi dove saranno proprio i giovani, quindi, che aiuteranno gli anziani ad apprendere l’uso dell’informatica e dei nuovi dispositivi digitali. Durante la pandemia è stato inevitabile un aumento dell’uso della tecnologia per compiere le azioni quotidiane, come ad esempio lavorare e comunicare con parenti e amici. Questa improvvisa spinta nella digitalizzazione ha portato negli anziani una sensazione di disagio e inadeguatezza, che ha costretto le persone di età avanzata a chiedere aiuto a un figlio o a un nipote. Ecco perché il progetto vuole sperimentare un approccio multidimensionale e soprattutto intergenerazionale, mirato a creare una connessione tra giovani e anziani. Tutto ciò sarà possibile grazie alla collaborazione in rete tra Enti ed associazioni di volontariato e gruppi informali. Particolare attenzione verrà assicurata al coinvolgimento degli anziani nelle comunità che registrano maggiore vulnerabilità: il progetto coinvolge in particolare San Tommaso e Lido Tre Archi presso il Centro Sociale, nei pomeriggi del 15 e 16 ottobre, Servigliano (Circolo ACLI di Curetta) il 22 ottobre, Falerone (Circolo Acli di Falerone) il 28 ottobre e Belmonte il 23 ottobre. Il percorso di formazione dedicato agli anziani sarà completato da alcuni seminari con esperti della Banca d’Italia, per aumentare la conoscenza degli strumenti finanziari ed anche insegnare agli anziani sia i vantaggi sia i pericoli del web e della digitalizzazione degli strumenti finanziari e bancari. Proprio per superare l’isolamento causato dalla pandemia, sono previsti laboratori di cucina e momenti conviviali in cui i ruoli si invertiranno e saranno gli anziani a presentare ai giovani le tradizioni culinarie del territorio. I giovani avranno così l’occasione di utilizzare e far conoscere le nuove tecnologie per raccontare (con foto, riprese video e web radio) le tradizioni del territorio fermano e l’importanza della dieta mediterranea che aiuta e migliora la qualità della vita e favorisce l’invecchiamento sano. Il bando “MARCHE_ACTIVE@NET AL TEMPO DEL SISMA” è stato attivato nell’ambito dell’omonimo progetto, promosso da sei Ambiti territoriali sociali – tra i quali l’Ats XIX – Comune di Fermo – con partner il Centro servizi per il volontariato Marche, e realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia. La partecipazione agli incontri è gratuita, ma è necessaria la prenotazione al numero 333.8317084 o scrivendo a fermo@acli.it
Disagio abitativo e nuove povertà: con progetto Domus la Fondazione Caritas in Veritate interviene per offrire risposte ed aiuti concreti; ecco i primi risultati della prima fase del progetto avviato nel 2021. A partire da gennaio 2021 è stata avviata la seconda annualità del progetto Domus promosso dalla Caritas Diocesana di Fermo in collaborazione con Fondazione Caritas in Veritate e la cooperativa sociale Tarassaco, finanziato con i fondi 8xmille di Caritas Italiana e la co-partecipazione economica e la messa a disposizione di immobili da parte della Diocesi di Fermo. Il settore di intervento del progetto Domus è quello del disagio abitativo e dell‘accoglienza delle persone in grave povertà e senza fissa dimora. Un settore molto complesso a cui si sta cercando di dare risposte non solo sul piano dell’emergenza, con l’accoglienza notturna (dormitorio), ma anche sul piano della prevenzione e di intervento con la presa in carico da parte di una equipe multi-disciplinare che cerca di affrontare le difficoltà e le cause. In questo modo si favoriscono percorsi di re-inserimento sociale, abitativo e lavorativo della persona in difficoltà o senza fissa dimora. Le attività avviate hanno permesso di rafforzare la capacità di intervento a livello diocesano, non solo a Fermo e a Civitanova ma anche in altri territori della Diocesi di Fermo che, spesso, hanno minori risorse e capacità di azione. Tra le risorse attivate, oltre al dormitorio, anche gli appartamenti per adulti in difficoltà (prima accoglienza) e i gli appartamenti per la transizione temporanea verso l’autonomia, attivi a Fermo e Civitanova. II progetto Domus ha permesso di intervenire anche per aiutare le persone e famiglie in difficoltà a causa delle conseguenze della pandemia da Covid-19 (a causa delle riduzione del lavoro e alla precarietà lavorativa), attivando interventi economici per gli affitti (fondo affitti) e percorsi di accompagnamento per la ricerca del lavoro e orientamento alle opportunità (Reddito di Cittadinanza, Reddito di emergenza, bando per borse lavoro, etc). Da segnalare anche il rafforzamento della collaborazione avviata con gli Ambiti Sociali Territoriali e più precisamente con l’Ambito Sociale 14 Comune di Civitanova e l’Ambito Sociale 19 Comune di Fermo, per condividere i percorsi di accompagnamento e l’integrazione dei fondi economici, per essere più incisivi ed evitare sovrapposizioni. Sul piano quantitativo i dati degli interventi realizzati alla data del 31/08/2021 sono i seguenti: L’intervento nel campo del disagio abitativo rimane tra le priorità della Caritas Diocesana anche nei prossimi mesi; obiettivo ambizioso è quello di rafforzare il modello dell’housing first e housing led ed avviare nuove sperimentazioni nel campo dell’housing sociale.
Il progetto “Sport Summer Camp” dell’Associazione ASD calcio di Porto Potenza Picena L’Oratorio è un luogo di incontri, e con grande gioia anche noi abbiamo incontrato un nuovo gruppo di fantastici ragazzi ed educatori: parliamo dell’Associazione ASD calcio di Porto Potenza Picena e del progetto “Sport Summer Camp”, che hanno fatto sperimentare ai loro ragazzi un campo in cui si sono esercitati in tanti tipi di sport (calcio, basket, volley, hockey, baseball). “Sport Summer Camp” è stato realizzato anche grazie alla collaborazione di esperti di altri sport che l’associazione ha coinvolto. I membri hanno proposto ai partecipanti non solo attività sportive, ma anche laboratori di teatro, disegno, musica e lingua inglese. Bravissimi gli educatori e le educatrici che, pur nella fatica del caldo e delle tante ore dedicate (dalle 9 alle 17) hanno mostrato sempre entusiasmo e pazienza, rendendo gradevole ai ragazzi ogni ora. E’ stata una esperienza molto interessante sia per i ragazzi, che al di là delle competenze che dovevano acquisire hanno imparato a rispettare le regole dell’attenzione all’ambiente, di convivenza tra età, generazioni e culture diverse attraverso attività e giochi, sia per noi adulti. Attraverso i racconti di vita dei ragazzi, infatti, abbiamo potuto comprendere più in profondità i bisogni delle famiglie, le ragioni dell’agire loro e dei ragazzi, la ricchezza della loro vita nonostante le privazioni, l’affetto ed il rispetto per chi dedica loro tempo, la certezza che nonostante i colori, le provenienze, le esperienze diverse essi esprimono sempre il desiderio di essere insieme, la gioia nel praticare lo sport, ma soprattutto desiderano che qualcuno si occupi di loro. Anna Rossi